Nel 1014, con la creazione della diocesi di Bobbio, divenne quindi feudo del vescovo di Bobbio, che a loro volta lo infeudarono a rami del casato dei Malaspina. La località, al confine tra le sfere di influenza dei vescovati di Tortona e Bobbio, fu acquistata nel 1029 dal marchese Ugo, della stirpe degli Obertenghi, e da lui giunse in eredità al nipote Alberto da cui discesero i Malaspina. Nelle successive suddivisioni ereditarie della famiglia si definì un ramo di Oramala, detto poi di Godiasco, che a sua volta si suddivise in cinque rami: uno ebbe il dominio su Oramala, un altro quello su Valverde, cui faceva capo Sant'Albano. Mentre Valdinizza rimase nel bobbiese fin dalla donazione da parte di Carlo Magno nel 794.[5]
Nel XVII secolo tutto l'attuale comune, con altre terre adiacenti, era compreso nel Marchesato di Godiasco, che era una delle principali giurisdizioni separate, dotate di larga autonomia, aggregate all'Oltrepò Pavese. Era gestito in regime consortile dalle innumerevoli ramificazioni della casata malaspiniana. Nel territorio attuale di Val di Nizza si distinguevano tre comuni: Valdinizza, Oramala e Sant'Albano, che sopravvissero all'abolizione del feudalesimo nel 1797.
Nel 1923 venne smembrato il Circondario di Bobbio e suddiviso fra più province[6]. Sant'Albano, che dopo l'unità d'Italia aveva preso il nome di Sant'Albano di Bobbio (CC I211), fu soppresso e unito a Val di Nizza nel 1929.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 28 ottobre 1982.
«Tagliato: il primo d'argento, al castello di rosso, murato di nero, fondato su di un monte di verde; il secondo d'azzurro, caricato di una pera, un grappolo d'uva, una spiga di grano, una mela, un fungo e una castagna tutti d'oro e ordinati lungo la partizione. Ornamenti esteriori da Comune.»
Chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo in Val di Nizza (Niza)[5], la chiesa del territorio di Val di Nizza ed il castello di Casalasco erano un possedimento del monastero di Bobbio fin dal 794. Dalla pieve dipendevano le chiese di S. Eusebio e della Natività di S. Maria di Oramala e di S. Colombano di Monteforte (Varzi). Nel 1014 passa nella Diocesi di Bobbio, fino al 1817 quando passa alla Diocesi di Tortona.
Chiesa parrocchiale di Sant'Albano in Candubrio, posta nella frazione di Sant'Albano. Il primo documento[8] che cita la chiesa e la corte di Candubrio come dipendenza del monastero di Bobbio, è dell'862; nel 972 compare assieme agli altri possedimenti limitrofi del castello di Monfalcone (oggi scomparso), di Val Verde (Virdim), Val di Nizza (Niza) e metà della corte di Oramala con altri borghi, territori e castelli. Nel 1014, con la creazione della Diocesi di Bobbio i possedimenti e la chiesa passano alle dipendenze del vescovo di Bobbio. Ricostruita verso la metà del 1400, venne eretta a parrocchia nel 1470, attualmente con il titolo di arcipretura dipende dal vicariato di Bobbio, Alta Val Trebbia, Aveto e Oltre Penice della Diocesi di Piacenza-Bobbio.[9]
Dalla chiesa parrocchiale di S. Albano dipendono anche gli oratori:
Oratorio di Sant'Ilario (documentato già nell'862)
Questo paese fa parte del territorio culturalmente omogeneo delle Quattro Province (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi. Strumento principe di questa zona è il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste.
^Cesare Bobbi, Storia Ecclesiastica Diocesana di Bobbio - Parte II - Pievi e Parrocchie della Diocesi - Fascicolo II, Tip. A. Bellocchio, Bobbio 1944, pag. 1-22