Attivista socialista cattolica e devota democratica, fu la direttrice della rivista d'arte polacca Arkady. Fu una fondatrice dell'organizzazione Żegota[3] con il nome in codice "Alinka" o "Alicja".[4] Moglie di un ex ambasciatore a Washington, usò i suoi contatti con la leadership militare e politica della resistenza polacca per influenzare la politica della resistenza ed aiutare la popolazione ebraica polacca durante la guerra: usò la sua influenza per persuadere il governo in esilio, compresi i membri dell'AK, dell'importanza di creare un'organizzazione centrale per aiutare gli ebrei polacchi e per sostenere la politica con significativi finanziamenti.[5] Accolse alcuni ebrei in casa all'inizio dell'occupazione tedesca,[6] tra cui anche la vedova dello storico ebreo Szymon Askenazy.[7]
Negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, e precisamente il 18 agosto 1906, all'età di vent'anni prese parte ad un attentato al governatore generale russo di Varsavia, Georgi Skalon.[8] Lanciò tre "bombe dinamite" sulla carrozza del governatore, ne esplosero due, provocando delle ferite leggere a tre persone dell'entourage del governatore. In seguito fuggì a Cracovia, all'epoca nella Polonia austriaca, stringendo un matrimonio fittizio con il pittore Adam Dobrodzicki, diventando così cittadina dell'Austria-Ungheria. L'Austria rifiutò di estradarla in Russia e organizzò invece un processo a Wadowice, il 16 febbraio 1908: confessò ma fu prosciolta.