Il paese è situato nella valle del torrente Rutorto (Ritòrt o anche Ru di Mulinàt), alla quale si accede unicamente per una ardita strada che parte da Forno di Zoldo. Maestosa la vista verso il Pelmo (Sas de Pelf), dato il posizionamento del paese che è ai piedi dello stesso. L'abitato è suddiviso nei tre piccoli borghi di Bortolot, Sagui e Villa.
Geografia fisica
Zoppè è il comune meno esteso della provincia di Belluno, ma anche il meno popolato e il più elevato (il municipio si trova a 1.461 m). Il comune è proprietario inoltre di una malga con i pascoli annessi presso Pecol di Val di Zoldo, per un totale di 4,01 km². Questa località, detta la Grava, fu ceduta a Zoppè in seguito all'acquisto dei nobili trevigiani Bressa (1790) e nell'Ottocento durante una disputa con l'allora comune di San Tiziano di Goima (poi Zoldo Alto).
Origini del nome
Il toponimo sembra derivare dal ladino cadorinozopa "zolla" con l'aggiunta del suffisso collettivo -ētum[5].
Storia
Secondo mons. Giuseppe Ciani[6], nel V secolo gli abitanti della valle del Boite, terrorizzati dagli Unni, abbandonarono i loro villaggi e si rifugiarono sulle montagne circostanti. Presso il Colle di Fies, altura a 1.588 m., nei pressi di Zoppè, essi avrebbero edificato un "castello" per difendersi dai barbari. Una volta finita l'invasione, si sarebbero fermati in quel sito, ritenendolo più sicuro. Così il Ciani: "Non pochi gl'indizi ch'ancor ne rimangono: reliquie di fondamenta, un pozzo, forme e ciglioni di campi da seminato nelle circostanze, e sì le tracce d'una strada che dall'oppido di Fiès, correndo per Chiandolada in fianco a Valdecuzza, metteva a quel punto dell'Oltrechiusa, ove il castello di Hodo (Vodo di Cadore, n. d. r.): i paesani non con altro nome l'appellano, che 'Strada de'Pagani'". Un altro sito nelle vicinanze è denominato "Cimitero dei Pagani".
Sempre secondo il Ciani, nel 959 Giovanni, vescovo di Belluno, tentò di assoggettare alla sua giurisdizione alcune chiese del Cadore. Dopo lunghe e accanite questioni, si arrivò alla cessione al vescovo bellunese della cappella di Zoppè: da quel momento Zoppè appartenne civilmente al Cadoreaquileiense, ecclesiasticamente tuttavia non più all'Arcidiaconato del Cadore, bensì a Belluno, venendo aggregato a Zoldo. Secondo don Pietro De Vido[7] (Prè Pìero, parroco di Zoppè dal 1860 al 1889), nel 1198 un tale Piazza di Comelico vi realizzò una fucina, "stante la comodità del carbone". A tale scopo, "nel luogo detto Pian dal Forno (Piàn dal For) fabbricò delle officine, impiegò al lavoro più uomini, molti ne occupò a far il carbone e molti a condurre la materia minerale la quale veniva levata nelle vicinanze di Col di Santa Lucia sui monti Fruxile (Fursil, n.d.r.)". Per quanto Prè Pìero non citi alcuna fonte, i resti di un forno rinvenuti nel 1940 durante la realizzazione del nuovo cimitero nella località detta appunto Pian dal For, sembrano confermare questa testimonianza: qui aveva trovato una collocazione ottimale, vicino al torrente Rutorto e in un luogo ricco di legname. Inoltre, la località dove, secondo Prè Pìero, il Piazza si sarebbe costruito la casa conserva ancora oggi quel nome: le famiglie che vi abitano sono soprannominate "i Piaza".
Uno dei primi documenti in cui compare il nome di Zoppè è un atto di vendita del 1216: "1216, 18 dicembre, San Vito di Cadore. Vendita. I tre fratelli ... vendono ... un prato situato sul pascolo di Flago e Tamarile, confinante col pascolo di Zoppè (in monte Zopedi)"[8] I primi riferimenti scritti sicuri su un toponimo si hanno però solo a partire dal 1357, quando il Patriarca di Aquileia Nicolò di Lussemburgo concede il possesso di un maso di Zoppè a "Johannes qui fuit de Moglena".[9] Nel 1420 il Cadore passa alla Repubblica di Venezia. Durante il dominio veneziano (1420 - 1797) il Cadore era diviso in 10 "centenari" o "centene". Zoppè, con Vinigo, Peaio, Vodo di Cadore e Cancia, faceva capo alla centena di Venas.
La chiesa di Sant'Anna contiene una pala d'altare raffigurante Sant'Anna ai piedi della Madonna con Gesù bambino, e ai lati San Paolo e San Girolamo, attribuita a Tiziano Vecellio.
Il notaio di Pieve di Cadore Matteo Palatini, proprietario di un maso piuttosto esteso a Zoppè, amico della famiglia Vecellio, dispose nel suo testamento del 1528 che i suoi eredi facessero costruire una cappella a Zoppè, e che pagassero cinquanta ducati per far dipingere una piccola pala raffigurante Sant'Anna.[10] Il quadro venne custodito gelosamente dagli zoppedini. Tuttavia, per preservarlo dal saccheggio da parte dei soldati di Napoleone (1797), lo avvolsero intorno a un tronco di abete e lo nascosero in una catasta di legna fuori dal paese, in località Socròda. Il tronco rilasciò però della resina, che finì per rovinare in gran parte il dipinto. I successivi maldestri restauri finirono per rovinare la pala, tanto da far dubitare della paternità tizianesca dell'opera. I viaggiatori ottocenteschi che arrivarono fino a Zoppè videro il quadro in queste condizioni. Nel 2007 la pala fu restaurata con grande perizia, rivelando molti particolari nascosti e restituendole in gran parte l'antica bellezza.
Il nucleo originario della chiesa risale al 1530 circa. Il 9 luglio 1737 venne consacrata la nuova chiesa, ampliata in seguito alla istituzione (1726) della mansioneria (poi elevata a curazia nel 1774) e della conseguente presenza stabile di un sacerdote. Nel 1843 Zoppè divenne Parrocchia staccandosi dalla chiesa matrice di San Floriano della Pieve di Zoldo. La chiesa venne nuovamente ristrutturata nel 1896 dopo che il paese venne distrutto quasi totalmente da un incendio.
Nonostante Zoppè sia geograficamente parte della Val di Zoldo, è tradizionalmente e storicamente parte del Cadore. I traffici si rivolgevano un tempo soprattutto verso quest'ultimo e potevano usufruire, oltre che del passo Cibiana, anche della forcella Ciandolada che la collegava a Vodo di Cadore. Si dice addirittura che gli zoppedini preferissero battezzare i propri figli in Cadore piuttosto che nella vicina pieve di San Floriano in Zoldo. Assieme a Venas, con Cibiana, Vodo, Vinigo, Peaio e Cancia fece sempre parte della medesima centena, fino all'avvento di Napoleone.
^Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3
Bibliografia
Storia e vita della Parrocchia di Sant'Anna Zoppè di Cadore 1843-1993, a cura di Ermanno Livan, Zoppè di Cadore, Parrocchia di Sant'Anna 1993 - IT\ICCU\BVE\0050681
Ermanno Livan, Vocabolario della parlata di Zoppè di Cadore, a cura di Gabriele Livan, Union dei Ladign de Zopè, 2012 - IT\ICCU\VIA\0240554
Renzo Bortolot, Giuseppe Patuelli, Gli organi e i canti patriarchini di Zoppè di Cadore (G. Zanfretta/ F.lli Rizzardini/ N. Ferroni 1895/2016 - D. Gasparrini, 1746), con contributi di: Paola Barzan, Nicola Ferroni, Ermanno Livan, Gabriele Livan, Quaderni di Storia Organaria n. 5, Associazione Organi Storici in Cadore - Dolomiti, Pieve di Cadore 2019 - ISBN 978-88-98639-69-4