Nel 1333 la flotta di Roberto d'Angiò, nell'ambito delle Guerre del Vespro tentò d'assaltarlo. Fino al 1337 fu la residenza preferita del sovrano Federico III di Sicilia che riformò personalmente l'ordinamento delle prigioni[5] in esso ospitate. Le carceri molto vulnerabili dal punto di vista della sicurezza, per via dei frequenti assalti, quando non subivano veri e propri sabotaggi o bombardamenti dall'esterno, motivarono i primi interventi di restauro a carico dei cittadini.
Fino agli eventi contraddistinti dal Giuramento di Castronovo, regnante Martino il Giovane, il maniero ospitò i tribunali della giustizia ordinaria, secondo il privilegio concesso da Federico III di Sicilia.[4] Gli uffici dei tribunali approdano nel Palazzo Chiaramonte-Steri fino al 1598, per essere trasferiti nel restaurato Palazzo Reale. Sotto la reggenza di Bianca di Navarra nel 1417, per garantire la sicurezza della struttura è costruito un fossato, la porta e gli accessi sono dotati di barbacane, sono poste grate e sbarre alle finestre, è completato il tetto, sono aggiunti quegli accorgimenti atti a migliorare le funzioni e la qualità di vita delle persone e delle istituzioni in esso ospitate.
Nel 1445 furono aggiunte altre opere difensive volute da Alfonso V d'Aragona, è documentato il luogo di culto retto da un cappellano,[6] i magazzini d'approvvigionamento di cereali e legname, i locali per la macinatura del grano.
Tra i vari documenti del XIV e del XV secolo, è pervenuto un inventario delle armi e dei beni, redatto nel 1478, in occasione della morte del castellano Giovanni Antonio Fuxa.[7]
Nel 1496 sono documentati altri lavori d'ampliamento voluti da Ferdinando II d'Aragona e commemorati con una targa marmorea posta all'ingresso, fortificazioni motivate dai sempre più frequenti assalti di flotte corsare genovesi e saracene.
Fortificazioni con ponti levatoi, fossati, bastioni, baluardi, sono incentivati da Carlo V d'Asburgo[4] a difesa dei primitivi maschio e torrione.[2][9]
Il 29 agosto 1593, per lo scoppio di due polveriere,[10] perirono numerose persone fra cui l'insigne poeta Antonio Veneziano, ivi rinchiuso per scontare una condanna per diffamazione.[11]
Nel 1658 per la nascita del figlio di Filippo IV di Spagna, l'erede al trono Prospero Filippo, gran parte dei proventi regalati per le fasce dell'infante, furono destinati per migliorie alle strutture, evento commemorato da stele marmoree.[12] Il principino, anch'egli morì in tenera età come tutti i fratelli maschi che lo precedettero, eccetto Carlo II di Spagna nato alcuni giorni dopo la sua dipartita, cresciuto a sua volta debole e malaticcio.
Durante l'insurrezione di Palermo fu uno dei punti da cui si bombardò la città e fu parzialmente smantellato dopo la partenza delle truppe regie. Tuttavia proprio durante il Regno delle due Sicilie alcune strutture furono sottoposte a restauri e ammodernamenti fino al regno di Francesco II nel 1860, quando l'intero complesso fu assaltato e in parte demolito dalla popolazione, secondo la richiesta formulata a Giuseppe Garibaldi.
Epoca contemporanea
Fu adibito a caserma militare fino al 1922 quando cominciò la sua demolizione perché considerato superfluo e nell'ambito del rinnovamento urbanistico portato avanti dal PRG dell'ing. Felice Giarrusso (1886). Tra le perdite per la storia dell'edificio, venne demolita anche un'elegante loggia cinquecentesca che caratterizzava il fronte verso la chiesa di S. Maria della Catena. Le rovine e l'aria di sedime subirono ulteriori danni durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Nel 2009, a seguito di scavi e lavori di restauro, iniziati nel 2006 per riportare alla luce i resti del complesso ed eliminare una serie di baracche ed abitazioni precarie che erano cresciute spontaneamente nel dopoguerra, è diventato il nucleo del Parco archeologico del Castellammare ed altri progetti, in sintonia con l'Autorità portuale sono previsti per riallagare alcune aree verso l'attuale arrivo degli aliscafi.
Architettura
Parziale demolizione della fortezza nel 1861.
Fino al 1923 la fortezza presentava una cinta muraria quadrangolare bagnata su due lati dal mare, che racchiudeva al suo interno un enorme complesso architettonico, risultato di continue ristrutturazioni e adattamenti alle varie esigenze occorse nel tempo.
1526, Nuovi disegni tattico militari decretano la demolizione della chiesa troppo a ridosso di Castellammare nel porto della Cala. La chiesa della Nazione Napoletana si trovava troppo vicino alle fortificazioni,[15] per ordine di Carlo V fu demolita.[17] Ai napoletani è concesso il luogo e la licenza di costruire il nuovo luogo di culto su terreni adiacenti alla chiesa di Santa Maria della Catena.[17]
1580, Divenuta parrocchia col titolo di «San Sivestro».
Nel 1527 i Rettori della Confraternita di San Giovanni Battista la Nazione Napoletana, ottennero dalla Regia Gran Corte l'assegnazione di due magazzini presso il vecchio porto della Cala per costruirvi la loro nuova chiesa, demolita per ordine di Carlo V.[18] La costruzione della chiesa di San Giovanni dei Napoletani fu completata nel 1617.[18]
Varco d'accesso documentato. La porta fu aperta nel 1585 per consentire ai devoti la venerazione dell'immagine di Maria Vergine sotto il titolo di Piedigrotta. Costruzione alta 14 palmi e altrettanto larga,[21] demolita nel 1895.
La chiesa parrocchiale del castello in epoca borbonica è dedicata a San Silvestro ed in seguito intitolata a San Giovanni Battista[22] edificata sotto Alfonso V d'Aragona nel 1445, in seguito aggregata alla chiesa di San Giacomo la Marina dall'arcivescovo Cesare Marullo,[2][22] fonti più antiche la documentano già dipendente alla giurisdizione parrocchiale. Il titolo parrocchiale di San Giacomo su tutti i luoghi di culto della Fortezza è mantenuto fino al 27 dicembre 1580. Approvazione reale di re Filippo II della chiesa di San Silvestro e San Giovanni Battista a parrocchia risale al 1582.
Nel 1863 il titolo parrocchiale fu soppresso. La chiesa fu demolita insieme a gran parte del castello nel 1922.
Cappella prossima al cornu evangelii dedicata al Santissimo Crocifisso, è documentato il quadro della tradizione iberica raffigurante Nostra Signora di Atocha.[24]
Cappella adiacente alla prima, con il quadro raffigurante San Gaetano, opera di Vito d'Anna.[2][24]
Cappella della Madonna del Rosario: sull'altare il dipinto su tavola raffigurante i quindici Misteri del rosario,[24] opera di Vito d'Anna, proveniente dalla primitiva chiesa di Castellammare.[2][25]
XV secolo, Madonna con Gesù Bambino, tempera su tavola di anonimo pittore toscano, opera proveniente dalla primitiva chiesa di Castellammare, oggi custodita nel Museo Diocesano.
?, Altare maggiore, manufatto marmoreo, oggi nella chiesa di San Gaetano Maria Santissima del Divino Amore a Brancaccio.
XVI secoloc., Portale, manufatto in bugnato, opera rimontata nella facciata laterale del vicino Ritiro di Suor Vincenza. Dopo il bombardamento del 1943 i pezzi furono dispersi tra le macerie, secondo altre fonti sarebbero stati conservati all'interno del complesso dello Spasimo.
Ritiro di Suor Vincenza
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Di Lorenzo A. - Demolizione della cittadella di Castellamare
Incorpora, Giuseppe (1834-1914) - Palermo - Cala e Monte Pellegrino
Il restauro del castello nel 2007.
Panorama del Castello a Mare.
Castello a mare di Palermo feritoie dei cannoni
Note
^Pagina 485, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1]Archiviato il 29 novembre 2015 in Internet Archive., Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
^Pagina 361, "Opere storiche inedite sulla città di Palermo pubblicate su' manoscritti della Biblioteca comunale precedute da prefazioni e corredate di note per cura di Gioacchino Di Marzo" [3]Archiviato l'11 ottobre 2017 in Internet Archive., Volume 5, nello specifico la parte tratta da Francesco Maria Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, "Il Palermo d'oggigiorno", 5 maggio 1874, Palermo.
^Pagina 112, Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo" [4]Archiviato l'11 agosto 2017 in Internet Archive., Volume V, Palermo, Reale Stamperia, 1816.
Salvatore Mazzarella, Renato Zanca, Il libro delle Torri, le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI-XX . Palermo, Sellerio Editore, 1985. ISBN 978-88-389-0089-1
Le torri nei paesaggi costieri siciliani (secoli XIII-XIX), a cura di Ferdinando Maurici, Adriana Fresina, Fabio Militello; Regione Siciliana, Assessorato dei Beni culturali ed ambientali, Palermo 2008. ISBN 978-88-6164-019-1