Riva fu uno dei pionieri della televisione italiana. Iniziò come attore di varietà, rivista, commediamusicale, cinema, e incominciò la sua carriera durante la seconda guerra mondiale, facendo spettacoli per le truppe. In seguito, per una curiosa coincidenza, incontrò un altro famoso attore di varietà, Riccardo Billi, con il quale creò "Billi e Riva", una delle coppie comiche più famose del suo tempo (in seguito altri seguirono il loro esempio come Tognazzi e Vianello e Franco e Ciccio).
Alla fine degli anni cinquanta, con l'avvento della neonata televisione (allora in bianco e nero e con un solo canale), dopo un esordio nella trasmissione Duecento al secondo di Garinei e Giovannini, tentò un nuovo linguaggio di spettacolo (sempre con la collaborazione di Garinei e Giovannini, diventati la firma più prestigiosa del varietà italiano) con lo spettacolo musicale Il Musichiere (primo quiz musicale televisivo della storia della TV), trasmesso dal 7 dicembre 1957 fino al 7 maggio 1960 dalla Rai, con circa 90 puntate.
La trasmissione all'epoca registrava un ascolto di 19 milioni di ascoltatori, paralizzando di fatto l'Italia: nei cinema di Roma e Milano, i gestori dovettero predisporre gli apparecchi TV per evitare che le sale in quel giorno e in quell'orario andassero deserte. Oltre a condurre la competizione tra i concorrenti, che si sfidavano per provare la loro conoscenza musicale, Mario Riva, che grazie a questa trasmissione poteva a buon diritto essere considerato il padre del sabato sera televisivo italiano, appariva al fianco degli ospiti d'onore, molto spesso celebrità internazionali, con i quali talvolta si produceva in inaspettati duetti (famoso quello con Joséphine Baker).
Riva interpretava la sigla finale della trasmissione Domenica è sempre domenica, che rimase per molto tempo una delle canzoni più popolari.
Il 21 agosto 1960, Riva era impegnato nella serata finale de Il Festival de Il Musichiere, all'Arena di Verona. Come anche dettagliatamente riportato in un articolo a pagina 5 del quotidiano l'Unità del 23 agosto 1960, il presentatore, percorrendo un praticabile del retroscena dell'alto palcoscenico eretto nel centro dell'anfiteatro, inciampando nell'oscurità (ingannato peraltro da una striscia di tela di sacco[6][7] che celava uno spazio vuoto sottostante), precipitò rovinosamente dall'altezza di tre metri riportando la frattura della sesta vertebra dorsale, la frattura della quarta e quinta costola di destra, la frattura della quinta costola di sinistra, la sospetta frattura dello scafoide carpale destro e una ferita lacero contusa al cuoio capelluto.
L'incidente avvenne alle 21:15 circa. Riva aveva appena dato istruzioni al numeroso pubblico che gremiva oltre metà dell'Arena di Verona sul modo di comportarsi per permettere il regolare svolgimento della ripresa televisiva e si era ritirato nel retroscena. Scomparso alla vista del pubblico, il direttore Gorni Kramer diede il segnale d'attacco alla sua orchestra e lo spettacolo incominciò regolarmente senza che nessuno degli spettatori si avvedesse del trambusto che invece avveniva dietro le quinte. Il presentatore, che era atteso in scena mentre brandiva una torcia che sembrasse quella olimpica (per celebrare l'evento dell'anno, i Giochi olimpici di Roma), rimase semiaccecato dalle fortissime lampade del proscenio e cadde malamente fra assi e attrezzi.
Prontamente ricoverato in ospedale fu sottoposto alle cure più urgenti (tra le quali l'infusione di un antibiotico fino ad allora utilizzato solo nelle broncopolmoniti infantili, la Polimixina E (Colistina), consigliato dal prof. Campanacci di Bologna), ma sopraggiunte complicazioni polmonari (broncopolmonite da trauma) e cardiache concorsero ad aggravare il quadro clinico, ponendo fine prematuramente alla sua vita il 1º settembre all'età di 47 anni.
La notizia della sua morte destò commozione e sconcerto in tutta Italia. Il giorno del suo funerale, a Roma, fuori dalla basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria a piazza Euclide[8] si raccolsero 250.000 persone. Poiché durante il secondo conflitto mondiale era stato di stanza a Zara nel Corpo dei Bersaglieri, la sua bara fu portata dai soldati di questo corpo.
La salma è stata cremata e le ceneri tumulate al cimitero del Verano a Roma.
^ Redazione online de Il Tempo, Erano le 21,11 del 21 agosto 1960., su iltempo.it, 23 agosto 2010. URL consultato il 26 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).