La Fiat 600, prima utilitaria italiana del dopoguerra presentata nel 1955, era dotata di questo nuovo motore da 633 cm³ disegnato dagli uomini di Dante Giacosa in quattro mesi, dopo che il precedente progetto di un motore raffreddato ad aria si era rivelato troppo in anticipo sui tempi. Il propulsore era ispirato alle esperienze precedenti fatte sul motore della 1100 ed introduceva rispetto all'unità della Topolino il basamento monoblocco in unica fusione anziché in quattro pezzi, le valvole in testa anziché laterali (peraltro già introdotte sulla 500B del 1949), la circolazione dell'acqua forzata mediante pompa anziché per moto convettivo (a “termosifone”) e il collettore di aspirazione integrato nella testa. Fu proprio quest'ultima caratteristica che ne decretò forzatamente la fine della produzione nei primi anni 2000 per l'impossibilità di adottare l'iniezione multipoint, necessaria per l'adeguamento alle normative Euro 3.
Nato come motore a disposizione posteriore e longitudinale, seppe evolversi per quarant'anni diventando un propulsore per moderne vetture a trazione anteriore, disposto trasversalmente, con cilindrata via via accresciuta sino a 1050 cm³ e potenze che salirono dai 21 CV originari ai 70 della A112 Abarth. I primi modelli erano alimentati da carburatore mentre l'iniezione, solo di tipo single point, compare nel 1992, con l'obbligo della catalizzazione.
La versione da 767 cm³ (motore 100D) è stata usata sulla 600D e sulle Fiat 800 e 770 prodotte in Argentina, quella da 843 cm³ a rotazione invertita sulle 850, 133 e all'estero sulle Panda 34, quella da 903 cm³ sulla 850 Sport, sull' 850T, 900T/E e in versione rivista anche su 127, A112, Panda 45, Uno 45, Koral e Cinquecento. Una versione da 965 cm³ è stata usata negli anni ottanta dalla A112 e sulla Panda 4x4 prima serie, mentre la versione più spinta da 1050 cm³ e 70 CV sarà esclusiva caratteristica della A112 Abarth. L'ultima versione vede una riduzione di cilindrata da 903 a 899 cm³ (in quanto in Germania le vetture con cilindrata superiore ai 900 pagavano tasse leggermente più elevate) e l'arrivo di catalizzatore, tendicatena e punterie idrauliche in luogo delle precedenti meccaniche da registrare periodicamente. Il nuovo modello è a iniezione e rispetta le normative Euro 1 prima ed Euro 2 dopo, venendo montato dal 1992 al 2000 su Panda, Cinquecento e Seicento, per poi essere rimpiazzato definitivamente dal FIRE.
Un motore multifunzionale, prodotto in Italia, Argentina, Spagna, Polonia e Jugoslavia, adattato a vetture con schema “tutto dietro” o “tutto avanti”, a veicoli commerciali e vetture sportive. Ha avuto addirittura applicazione per gruppi elettrogeni di avanguardia a biogas. Inoltre è stato utilizzato nei Rally, nelle gare turismo e in salita, come motorizzazione di approccio per generazioni di piloti, sino alla formula Panda Monza degli anni 80. Una sua versione è stata usata anche come motore motociclistico sulla Shifty 900, una motocicletta che montava la versione 903 da 45 CV della Fiat 127, prodotta in circa 70 esemplari dal costruttore Ugo Grandis di Padova negli anni tra il 1977 e il 1982. È stata realizzata anche una versione marinizzata. Fu inoltre utilizzato, nella versione da 903 cm³, come base del cogeneratore ideato dal Centro Ricerche Fiat nel 1973, il TOTEM.