In occasione della mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo nell'agosto 2010, il neonato gruppo di FLI, l'UdC, l'ApI ed il Movimento per le Autonomie scelgono di astenersi[2]. Pier Ferdinando Casini ha definito questa alleanza un'area di responsabilità nazionale[3]; Francesco Rutelli ha parlato della necessità di unire le forze che vogliono fare le riforme ed esercitare una grande responsabilità[4]; dello stesso avviso anche il capogruppo di FLI, Italo Bocchino, che in un editoriale su Il Secolo d'Italia ha scritto che si tratta di una responsabilità spesso messa sotto i piedi da un violento spirito di parte, da una faziosità senza limiti e da una partigianeria che non possiamo condividere[5]. Gli astenuti totali sono stati 75[6]. Sono stati molti, tra giornali e intellettuali, a definire questa alleanza tra moderati, un possibile embrione di un nuovo Polo[7][8][9].
In vista del voto di fiducia al Governo fissato per il 14 dicembre 2010, l'UdC, FLI e l'ApI presentano una mozione di sfiducia alla Camera. A dare l'annuncio in conferenza stampa il 3 dicembre 2010 sono i rispettivi leader Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, i quali comunicano che, oltre alle firme dei deputati dei propri gruppi parlamentari (con la sola eccezione di Giampiero Catone di FLI), hanno firmato anche i deputati del Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo (in precedenza usciti dalla maggioranza insieme agli esponenti di FLI), dei Liberal Democratici di Daniela Melchiorre ed i singoli deputati Giorgio La Malfa e Paolo Guzzanti. La mozione raggiunge così un totale di 85 firme che se si vanno a sommare alle 232 firme raccolte nella mozione di sfiducia del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori si raggiunge un totale di 317 firme, che sancirebbe al momento del voto la caduta del Governo.
La nascita della coalizione è stata salutata come cosa seria dal giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, che ha auspicato l'aggregazione dei moderati attorno a valori oggi negletti: merito; legalità; responsabilità; e nazione[11][12]. Successivamente, il coordinamento parlamentare annuncia un'assemblea comune del Nuovo Polo per il 28 e 29 gennaio[13], assicurando candidati comuni alle successive amministrative[14][15] e prospettando gruppi unitari già nelle grandi città (come Roma, dove i tre partiti maggiori, FLI, UdC e ApI sono all'opposizione del sindaco Alemanno[16]).
L'assemblea, svoltasi a Todi, cambia la denominazione in Nuovo Polo per l'Italia[17].
Milano: dopo un lungo tira e molla con Gabriele Albertini, già sindaco della città, la scelta è ricaduta su Manfredi Palmeri (FLI), presidente del Consiglio Comunale meneghino. A sostenere la candidatura di Palmeri si sono presentate due liste: Nuovo Polo per Milano (formata da FLI, ApI, PLI, Verso Nord e MpA) e l'Unione di Centro, le due liste hanno ottenuto rispettivamente il 2,68% e l'1,89%[20][21][22];
Bologna: il Nuovo Polo converge sul nome di Stefano Aldrovandi, riunendosi nell'unica lista Stefano Aldrovandi sindaco, che ottiene il 4,74%;
In data 22 luglio 2011 si è tenuto il primo convegno nazionale del Nuovo Polo a Roma, all'Auditorium Conciliazione. Esso è stato organizzato dagli esponenti di UdC, FLI, ApI e MpA. Dei 2000 posti dell'Auditorium, settecento sono spettati all'Unione di Centro, altrettanti per Futuro e Libertà, cinquecento per Alleanza per l'Italia e i restanti cento al Movimento per le Autonomie.
Dopo l'introduzione del coordinatore nazionale dell'Unione di CentroFerdinando Adornato, a parlare sono stati molti giovani (tra cui il diciottenne sindaco di Bonea Salvatore Paradiso), studenti e parlamentari (tra i quali Gianfranco Paglia, deputato FLI, e Nicola Rossi, senatore ex PD), senza dimenticare i quattro esponenti nazionali: Francesco Rutelli, rimasto fedele al suo concetto di governo del Presidente appoggiato da una grande maggioranza, Raffaele Lombardo, che continua a vedere nel Sud una risorsa da cui può incominciare lo sviluppo, Pier Ferdinando Casini, che ha più volte ribadito la possibile nascita di una Terza Repubblica, e ultimo Gianfranco Fini, il quale è favorevole ad un ingresso del Nuovo Polo in una maggioranza senza Berlusconi[28]. È stato inoltre presentato il manifesto del convegno stesso[29].
La disfatta alle amministrative 2012 e la sfaldatura dell'alleanza
Alle elezioni amministrative italiane del 2012, dove il Nuovo Polo corre unito solo in poche città, si registra un andamento molto negativo di quest'alleanza, che spesso si spacca con Unione di Centro e Futuro e Libertà a sostegno di sindaci di centro-destra ed Alleanza per l'Italia a sostegno di quelli del centro-sinistra.
In seguito a questi risultati e alla divisione nella coalizione, alle ore 21:34 dell'8 maggio 2012Pier Ferdinando Casini dichiara con un tweet la fuoriuscita dell'UdC dall'alleanza[30]. Con l'uscita della costola più importante dell'alleanza e il successivo riavvicinamento dell'Alleanza per l'Italia al centro-sinistra[31], il Nuovo Polo si può dire un'esperienza chiusa.
Adesioni
Il giorno dopo la sconfitta della mozione di sfiducia i firmatari fondano ufficialmente il Nuovo Polo per l'Italia. Vi aderiscono i parlamentari di:[32]
Al Senato della Repubblica il Nuovo Polo per l'Italia poteva contare al momento del suo scioglimento su un totale di 26 senatori:
9 senatori che risiedono nel gruppo Unione di Centro, SVP e Autonomie (Union Valdôtaine, MAIE, VersoNord, Movimento Repubblicani Europei, Partito Liberale Italiano), così distribuiti: