L'origine del comune di Valduggia risale presumibilmente ai Galli (stando ad alcune fonti) oppure agli Uzzeni (secondo altre); in ogni caso l'etimologia del nome deriverebbe dalla parte più antica del borgo, detta appunto Uggia.
Proprio con un nome simile, Ucciae saltus et praedia, il territorio di Valduggia è già citato, tra i territori posti nel pagus Vercellensis, nelle tavole alimentari dell'imperatore Traiano del 108 d.C.
Documenti del Basso Medioevo fanno riferimento a un nucleo abitativo di "seicento anime" chiamato " Vallis Utiae" o "Vallis Uzzia".
Tale nome deriverebbe dalla presenza nella zona, specialmente in inverno, dell'uggia e della nebbia fitta.
Nella metà del 1500 l'abitato, insieme alle altre frazioni formava l' "Unione dei Monti di Sesio", con una legislazione propria.
Fu capoluogo della Valle o Corte Inferiore della Valsesia ed ebbe statuti propri, denominati Forma Statutorum Vallis Utiae & Monium Sexij Curiae Inferioris Vallis Sicidae, approvati e confermati da Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, il 20 marzo 1387, e successivamente riuniti e stampati a Milano nel 1646 ed in vigore sino al 1770, anno dell'entrata in vigore nel territorio comunale delle Regie Costituzioni del Regno di Sardegna.
Ebbe un proprio tribunale fino al 1817, anno in cui le sue funzioni vennero indirizzate presso il Tribunale Provinciale di Varallo.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Valduggia sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 settembre 1963.[4]
«D'azzurro, al leone al naturale, linguato di rosso, rampante fra due monti, pure al naturale, uscenti dai fianchi dello scudo e sostenenti un'aquila di nero dal volo spiegato, artigliata sulle due cime e sormontata da un cartiglio d'oro, caricato della divisa in caratteri di nero: semper edem nec mutor in fide. Ornamenti esteriori da Comune.»
L'aquila che poggia gli artigli sui due crinali della valle è il simbolo della Valsesia.
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa Arcipreturale di San Giorgio, costruita originariamente in stile romanico prima dell'anno 1000, nel 1539 la chiesa originale, ad una sola navata, venne ampliata alla dimensione attuale, che consta di tre navate, sostenute da colonne in granito. Nella terza cappella a sinistra si ammira una Natività attribuita a Gaudenzio Ferrari. Nella terza cappella a destra si trovano invece le spoglie di San Costanzo Martire, provenienti dalla Catacomba di Calepodio in Roma, donate alla chiesa dal parroco Giovanni Battista Arecco nel 1683 e conservate in un'urna costruita da Giacomo Gazzino di Torino. Nel coro è invece possibile ammirare un polittico, opera di Bernardino Lanino, allievo del Ferrari, dipinto nel 1564: in esso sono raffigurati la Vergine col bambino e San Giuseppe, sovrastati dal Padre Eterno e circondati dalle figure di venticinque santi.
L'imponente Chiesa dei santissimi Andrea e Gaudenzio nella frazione di Zuccaro, decorata da meravigliosi affreschi raffiguranti l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Pozzo delle lacrime, opera del 1920 fortemente voluta e in gran parte finanziata dal cavalier Giuseppe Chierichetti, che scelse lo scultore milanese Adolfo Wildt per commemorare i valduggesi caduti durante la Grande guerra. Il 4 novembre 1954 si inaugurarono ai lati del monumento originale due lampade votive e due cippi marmorei, opera dello scultore Silvio Zaniboni, per commemorare anche i valduggesi caduti durante la seconda guerra mondiale
«Lagrime di vedove, di madri, di figli orfani ad una ad una gocciolano nel profondo, e mentre luce ed ombra custodiscono la causa del grande sacrificio, esse insieme si accomunano nel Giordano battesimale, vi adagiano ciò che di terrestre le fece spargere, e in simboli di fiori si innalzano verso l'armonia di Fede.»
Valduggia è rinomata per le sue attività legate alla produzione di campane e al settore tessile. La tradizione della produzione di campane[6] ha radici profonde nella storia del paese, con artigiani locali che hanno tramandato nel tempo l'antica arte della fusione delle campane, creando opere d'arte sonora che hanno un ruolo significativo nelle celebrazioni e nelle tradizioni locali.
Inoltre, Valduggia ospitava l'azienda Ragno, un nome di spicco nel settore della maglieria. Fondata con una lunga tradizione familiare, l'azienda Ragno ha guadagnato fama per la sua qualità artigianale e l'innovazione nel design di capi di maglieria. La produzione di tessuti pregiati e l'attenzione ai dettagli hanno reso i prodotti dell'azienda Ragno molto apprezzati, sia a livello locale che nazionale. La combinazione di queste attività contribuisce a definire l'identità economica e culturale di Valduggia, rendendola un luogo unico che si distingue per la sua maestria artigianale e la sua ricca eredità industriale.
Una caratteristica distintiva nel territorio di Valduggia è un notevole numero di frazioni che arricchiscono la sua geografia. Questa particolarità offre una varietà di ambienti e stili di vita all'interno della stessa comunità, creando una ricca tessitura di tradizioni locali e paesaggi unici che riflettono la diversità culturale e storica del territorio.
Luigi Albertinotti, Cenni storici di Valduggia e Frazioni, Grignasco, 1920.
Enzo Barbano, In nome di Sua Maestà – I cento anni e cento giorni del Tribunale di Varallo 1823 – 1923, Varallo, Città di Varallo e Società Valsesiana di Cultura, 1990.
Goffredo Casalis, Valduggia, in Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, vol. XXIII, Torino, Stamperia Reale, 1853, pp. 532–611.
Pietro Galloni, Uomini e fatti celebri in Valsesia, Varallo, 1873.
Girolamo Lana, Guida ad una gita entro al Vallesesia per cui si osservano alcuni luoghi e tutte le Parrocchie che in essa vi sono, Novara, 1840.
Don Luigi Ravelli, VALSESIA E MONTE ROSA - GUIDA ALPINISTICA ARTISTICA STORICA - Volume I, Valsesia Inferiore, Novara, Stabilimento Tipografico Cattaneo, 1924.
Federico Tonetti, Storia della Vallesesia e dell'Alto Novarese, Varallo, Tipografia F.lli Colleoni, 1875.