Il complesso consta di due chiese cattoliche in stile romanico, sovrapposte l'una all'altra, che costituiscono il grosso del corpo architettonico, e di un edificio a tre piani, la commenda, ovverosia il convento e l'ospitale (locali al piano terra), che assolveva alla duplice funzione di stazione marittima sulle rotte della Terrasanta e di ospedale (ospitaletto), inizialmente per i pellegrini e in seguito per i malati e gli indigenti della città.[1]
Il convento, l'ospitale e la chiesa inferiore, che tra il 2009 e il 2020 avevano ospitato il Museoteatro della Commenda[2], sono oggi parte del MEI - Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana, inaugurato il 12 maggio 2022[3][4], mentre la chiesa superiore, intitolata a san Giovanni evangelista, è tuttora un luogo di culto cattolico la cui comunità parrocchiale fa parte del vicariato "Centro Ovest" dell'arcidiocesi di Genova.[5]
Storia
L'attuale complesso venne fabbricato a partire dal 1180 alla foce del rio S. Ugo, un breve torrente, oggi interamente coperto, che scende dalla retrostante collina. In quest'area, in origine affacciata direttamente sul mare, anticamente sorgeva una chiesa intitolata al Santo Sepolcro, eretta secondo alcune fonti nel 636, anche se la prima attestazione documentata è del 1098, quando vi furono deposte le presunte ceneri del Battista, qui trasportate dall'Oriente all'epoca della prima crociata, prima che fossero trasferite nella cattedrale di San Lorenzo. La chiesa apparteneva all'Ordine dei canonici del santo Sepolcro; con la caduta del Regno cristiano di Gerusalemme l'ordine fu disperso e le sue proprietà in Italia passarono ai cavalieri ospitalieri di san Giovanni di Gerusalemme.[6]
L'edificio, allora chiamato "S. Giovanni de Capite Arene", all'epoca della sua costruzione era situato fuori dalle mura cittadine, in una zona ancora scarsamente popolata, e fu compreso all'interno della cinta muraria solo con l'ampliamento trecentesco.[9]
L'ospitale di San Giovanni di Pré per tutto il Medioevo fu un importante punto di contatto tra le vie di terra provenienti dal Nord Italia e più in generale da tutta l'Europa occidentale e le rotte che da Genova portavano in tutti i porti del Mediterraneo. Per secoli fu un punto di riferimento essenziale per tutti coloro, cavalieri, soldati, mercanti, ecclesiastici e pellegrini, che per i motivi più diversi da qui transitavano diretti verso le sponde del Nord Africa, l'Asia Minore e la Terrasanta.[10]
Su piazza della Commenda sono affacciate le strutture architettoniche più elaborate: le logge del convento e il lato meridionale della chiesa in cui si apre una serie di bifore.[11] La chiesa superiore, priva di facciata, nel Medioevo era adibita a uso esclusivo dei cavalieri gerosolimitani, che vi accedevano direttamente dal piano loggiato, mentre quella inferiore era destinata ai pellegrini e agli abitanti, anche se a quell'epoca la zona circostante non era ancora molto popolata; nel XVIII secolo la chiesa superiore divenne luogo di culto pubblico e quella inferiore sede di confraternite.[11][12][5] Un cunicolo dal salone-dormitorio a pianterreno portava direttamente al vicino approdo, sicché i cavalieri potevano imbarcarsi senza uscire dall'edificio.[12]
Una lapide ricorda il soggiorno del papa Urbano V dal 13 al 20 maggio 1367, durante il suo viaggio di rientro da Avignone. Per oltre un anno, tra il 1385 e il 1386, vi soggiornò Urbano VI. Questo pontefice, fuggito dal castello di Nocera, dove era assediato dalle truppe di Carlo III, re di Napoli, si era rifugiato a Genova portando con sé come prigionieri alcuni cardinali che avevano congiurato contro di lui, e che proprio alla Commenda furono giustiziati nel dicembre 1385 (o nel gennaio 1386) e sepolti in un luogo prossimo alla chiesa.[6][13] I loro resti furono rinvenuti nel 1829 durante lavori in un terreno adiacente al complesso.[6]
In origine il complesso formato dalla chiesa inferiore e dall'ospedale era probabilmente intitolato al protettore degli ospitalieri, san Giovanni Battista, e solo agli inizi del Seicento si ha notizia dell'intitolazione a san Giovanni evangelista, mentre la chiesa superiore era chiamata "di S. Maria". Nel tempo si ebbero altre variazioni della denominazione: dal 1697 il titolo di S. Giovanni Evangelista passò alla chiesa superiore e quella inferiore fu intitolata a sant'Ugo, finché nella prima metà dell'Ottocento i due titoli furono uniti.[5]
A causa delle leggi di soppressione degli ordini religiosi emanate nel 1798 dalla Repubblica Ligure il complesso, esclusa la chiesa superiore, fu espropriato dal governo e adibito a vari usi. Nel 1834 una parte della chiesa inferiore fu concessa in locazione alla congregazione degli operai evangelici franzoniani. La chiesa fu consacrata dall'arcivescovo Salvatore Magnasco l'8 giugno 1873.[5]
Il complesso, dopo i recenti restauri, si presenta pressoché integro nel suo aspetto romanico, con la severità dei muri in pietra nera di Promontorio[14], il calore dei mattoni, l'eleganza delle colonne in marmo e dei soffitti in legno dipinti con motivi geometrici e floreali.
Subì una prima ristrutturazione nel 1508, per iniziativa del commendatore Brasco Salvago, nella parte conventuale e una seconda, nel tra il 1721 e il 1731, per opera di Gerolamo Basadonne, nella chiesa superiore quando fu addirittura capovolto l'orientamento della chiesa stessa, in origine rivolto a levante come tutte le antiche basiliche. Questa inversione si rese necessaria per creare un accesso indipendente dall'esterno alla chiesa superiore, fino ad allora riservata solo ai cavalieri e quindi accessibile solo dall'interno del convento.
Vari interventi di restauro furono eseguiti a più riprese tra il 1870 e il 1936, e ancora, a cura della Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali, negli anni sessanta quando la struttura fu riportata all'originale stile romanico; questa fase dei restauri ha rimesso in luce anche gli affreschi e le soffittature lignee.[9]
Un nuovo restauro complessivo si attuò nel 1992 in occasione del cinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America adibendo le sale a spazi espositivi e quindi sede di mostre di carattere storico.[11]
Struttura
La chiesa superiore
La chiesa è accessibile attraverso l'attigua salita San Giovanni, ingresso che fu ricavato al centro dell'antica abside nel 1731 quando la chiesa, fino a quel momento a uso esclusivo dei cavalieri, fu aperta al culto pubblico. Con l'operazione realizzata dal Basadonne furono invertiti gli spazi interni causando la soppressione della prima campata e quindi la costruzione di una nuova abside dalla parte opposta della navata centrale.
La struttura si presenta a tre navate con una volta a crociera in pietra nera, sostenuta da possenti costoloni e massicce colonne e considerata una delle più vaste volte in pietra tra le chiese europee.[11][12]
La chiesa inferiore
Si accede alla chiesa inferiore lateralmente attraverso un portale aperto nel porticato sotto il fianco destro della complesso. Anticamente spazio dedicato al culto pubblico, come la chiesa superiore si presenta anch'essa a tre navate con volta a crociera.[12]
Una ristrutturazione e conservazione degli interni si attuarono in occasione del Giubileo del 2000 dove gli interventi riportarono gli spazi alle origini. Tra le diverse opere che qui furono conservate vi fu una pala d'altare, Dottori della Chiesa, del pittore Pier Francesco Sacchi e databile al 1515; l'opera è oggi conservata al Museo del Louvre di Parigi.[11]
Il campanile
Il campanile, a base quadrata, ornato da tre ordini di trifore, fu realizzato contemporaneamente alla chiesa e nel XIII o XIV secolo fu completato con la cuspide piramidale a base ottagonale, elemento tipico del romanico genovese, circondata da quattro pinnacoli agli angoli. Durante gli avvenimenti del 1746 (occupazione di Genova nel corso della guerra di successione austriaca) la cuspide fu gravemente danneggiata. Un'epigrafe alla base del campanile riporta la data di inizio lavori, il 1180, e ricorda Guglielmo, il fondatore del complesso, con la sua effigie a bassorilievo.[11][12][5]
Le opere
Tra le opere pittoriche conservate nella chiesa superiore vi sono i dipinti, nelle pareti dell'abside, della Madonna con i Santi Giovanni Battista e Brigida del pittore Giulio Benso e a sinistra la Madonna in trono con San Giovanni e altro santo del pittore Bernardo Castello e databile al 1599.
Gli spazi della Commenda ospitano dal 12 maggio 2022 il MEI - Museo Nazionale dell'emigrazione italiana, che fa parte del circuito del Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni, costituita nel 2005, che comprende anche il Galata − Museo del mare, il museo navale di Pegli e il complesso monumentale della Lanterna.[15][16]
Il museo dell'emigrazione include anche la mostra "Memoria e Migrazioni", dedicata all'emigrazione italiana, inaugurata al Galata - Museo del Mare nel 2011: tale mostra spazia dagli emigrati italiani che si imbarcarono a Genova dalla metà del XIX secolo per gli Stati Uniti o Argentina e a quelli che nel secondo dopoguerra si spostarono nel Nord Europa. Viene inoltre rivolta particolare attenzione alle migrazioni interne, da sud a nord e dalle campagne verso le città.[17][18]
La Commenda ha ospitato in precedenza il Museoteatro della Commenda di Pré,[19] attivo tra il maggio 2009 e il 6 gennaio 2020, quando è stato chiuso per permettere l'allestimento del Museo Nazionale dell'emigrazione italiana.[20]
Note
^Gli “ospitali”, molto diffusi nel Medioevo, erano luoghi aperti a tutti, pellegrini e cavalieri, sani e malati, ricchi e poveri, che vi trovavano riparo e assistenza materiale e religiosa, secondo la concezione medioevale per cui la cura del corpo non poteva essere disgiunta da quella dell'anima Copia archiviata, su museidigenova.it. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
^Copia archiviata, su muma.genova.it. URL consultato il 2 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2015).
^M. Ricchetti, Liguria sconosciuta, itinerari insoliti e curiosi, Rizzoli Libri Illustrati, Milano, 2002
^La pietra di Promontorio, molto utilizzata in epoca medioevale come materiale da costruzione e come pietra ornamentale in tutto il centro storico genovese, è un calcare marnoso di colore grigio azzurro, tendente al nero, simile alla più nota ardesia, ma con strati più spessi, e quindi adatta per murature.