Veduta satellitare del territorio dauno. Si riconoscono il promontorio del Gargano (in alto a destra), la fertile piana del Tavoliere (al centro) e i boscosi monti Dauni (in basso a sinistra).
L'antica Daunia corrispondeva a buona parte dell'ex Capitanata e dell'attuale provincia di Foggia, nonché alla parte occidentale della nuova provincia di Barletta-Andria-Trani e all'estrema propaggine settentrionale della moderna provincia di Potenza (quest'ultima situata in Basilicata). Malgrado il loro nome, i monti della Daunia erano invece in gran parte estranei al territorio della Daunia antica; essi erano infatti occupati dai Sanniti e dagli Irpini[2] che vi tenevano una serie di arces ("fortezze") e di oppida ("borghi"), il più rilevante dei quali era Vescellium.[3]
Storia
I Dauni occupavano il territorio più settentrionale della Iapigia, confinando a nord-ovest con i Frentani, a ovest con Sanniti, a sud-ovest con gli Irpini (anch'essi di stirpe sannitica), a sud con i Lucani, a sud-est con i Peucezi. Il mito vuole che l'eroe troiano Diomede avrebbe fondato Arpi[5].
Le fonti antiche (Erodoto, Tucidide, Polibio, Varrone, Festo, Plinio il Vecchio e Nicandro) parlano della suddivisione della Iapigia in Daunia, Peucezia e Messapia come effetto dell'insediamento degli Iapigi, mescolanza di Cretesi e Illiri, che avrebbero scacciato gli Ausoni (i quali, insieme con gli Italici, abitavano il Meridione). Tuttavia, secondo un'altra ipotesi, in origine i Dauni sarebbero stati anch'essi Italici, e solo successivamente si sarebbero integrati con gli Iapigi[6].
Dall'VIII secolo a.C. la Daunia intrattenne vivaci scambi con l'area campana. A causa della sua posizione eccentrica rispetto alle colonie greche e differenziata dalle altre due regioni degli Iapigi, la Daunia subì gli influssi della civiltà greca e della Magna Grecia solo a partire dalla fine del V e dall'inizio del IV secolo a.C.[7] L'ellenizzazione della Daunia fu accentuata da Alessandro il Molosso durante la sua campagna militare in Italia nel 333-334 a.C.[8] Tuttavia, dopo la sconfitta di Alessandro il Molosso, la Daunia subì una profonda oscizzazione ad opera dei Sanniti che scendevano dall'Appennino, tanto che la regione perse buona parte della precedente cultura iapigia[9]; dopo la penetrazione romana nella regione, a partire dal 327 a.C., si evidenziano ancora una volta influssi culturali dall'area campana[10].
Tali eventi agevolarono la diffusione della lingua osca, l'unica a comparire nelle legende delle antiche monete locali (di epoca antecedente al 300 a.C.[11]) rinvenute a Teanum Apulum, sul fiume Fortore[12]. Tuttavia nella Daunia meridionale il primitivo alfabeto dauno si conserva, come dimostrato dalla casuale scoperta (avvenuta nel 2002 presso Bovino, l'antica Vibinum, nella valle del Cervaro) di un coppo iscritto risalente all'epoca pre-romana[13].
Con l'avvento della colonizzazione romana (la prima colonia, a Lucera, è dedotta nel 314 a.C.), il toponimo "Daunia" e lo stesso etnonimo "Dauni" cadono progressivamente nell'oblio; da allora i territori dauni, unitamente a quelli peuceti e a parte di quelli messapi, si definiscono univocamente "Apulia" e tutti i suoi abitanti si chiamano indistintamente "Apuli".[14]
Arte
Tra i reperti più significativi spiccano, oltre la ceramica subgeometrica, tipica di questa civiltà, senz'altro le famose stele daunie, lastre funebri antropomorfe scolpite dell'VIII- VI secolo a.C., trovate nella piana sud di Siponto, ad Arpi, Herdonia e negli altri maggiori centri dauni dal Gargano al Subappennino, e oggi conservate per lo più nel museo archeologico nazionale di Manfredonia.
Rappresentano i defunti, fortemente stilizzati ed erano infisse verticalmente nel terreno, in corrispondenza delle sepolture di coloro che raffiguravano. Tra i simboli scolpiti sulle stele ricorre significativamente il simbolo del sole nascente (associato erroneamente alla svastica) e il fiore della vita.[15] e molti "circoli concentrici" che altro non sono che "segni d'acqua" (rappresentazione del sasso nello stagno!) sulle stele raffigurati quali simboli bene-auguranti di rinascita.
Tra gli altri reperti di rilievo è doveroso citare anche il Trapezophoros di Ascoli Satriano, una famosa scultura senza precedenti analoghi, in marmo policromo, raffigurante due grifoni che sbranano una cerva, esposta anche presso il Padiglione Italia durante l'Expo 2015[16].
^ Pier Giovanni Guzzo, Dauni, in Enciclopedia Italiana, V appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991. URL consultato il 19 ottobre 2021.
^L'ellenizzazione della Daunia si deve principalmente a Taranto che la integrò nella sua koinè culturale. Cfr. Ettore Maria De Juliis, L’origine delle genti iapigie e la civiltà dei Dauni, in Italia omnium terrarum alumna, Milano, 1988, pp. 617-618, SBNIT\ICCU\NAP\0536892.
^Si vedano E. M. De Juliis, op. cit., p. 639; e F. Grelle, La parabola della città, in M. Mazzei (a cura di), Arpi. L’ipogeo della Medusa e la necropoli, Foggia, 1995, p. 56, ISBN88-7228-150-4, SBNIT\ICCU\RCA\0804441.